In natura esistono numerose tipologie di pianta carnivora, con specie che si differenziano per provenienza, aspetto, modalità di cattura, terreno di crescita preferito e tantissime altre caratteristiche.
Ammalianti e misteriose, le piante carnivore sono note come le “predatrici del mondo vegetale” e sono spesso raffigurate in film, racconti e leggende con i loro denti e le fauci, pronte a intrappolare il malcapitato insetto di turno.
Piante carnivore: tutto quello che devi sapere
Questo tipo di rappresentazione grafica si riferisce, in particolare, alla pianta carnivora Dionea, probabilmente la variante più nota al pubblico, che si caratterizza appunto per le splendide e funzionali foglie dotate di “denti”. Altre piante carnivore conosciute sono la Sarracenia e la Nepente.
Come si nutre la pianta carnivora?
Le piante carnivore, come anticipato, sono organismi vegetali che riescono ad attirare, imprigionare e, infine, digerire la propria preda.
Nella maggior parte dei casi si tratta di insetti, ma vengono intrappolati anche artropodi e altri piccoli organismi, come anfibi o specie acquatiche. Esse hanno saputo adattarsi nel corso dei millenni dal punto di vista strutturale e funzionale, per far fronte alla mancanza di specifici nutrienti nel loro terreno prediletto di crescita.
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Una pianta, infatti, per essere definita “Carnivora” deve saper uccidere e digerire la propria preda. Questa puntualizzazione è necessaria poiché esistono degli organismi vegetali, come le orchidee, che vanno ad intrappolare l’insetto semplicemente per incrementare le probabilità di impollinazione, ma poi lo rilasciano vivo e vegeto.
Queste piante risultano essere parzialmente eterotrofe e utilizzano le prede, come detto principalmente insetti, per ricavare azoto e altre sostanze che non trovano nel terreno di crescita. Quali terreni? Deserti, costoni rocciosi, altipiani con fondo acido e arido. A volte nemmeno finiscono di digerire l’intero corpo della loro vittima.
Cattura della preda
L’insetto viene attirato dalla pianta per mezzo di alcuni stimoli, che possono essere essenzialmente visivi, quindi ad esempio delle zone colorate in modo differente rispetto al resto della pianta, e/o olfattivi, come la secrezione di sostanze dall’aroma dolciastro. Successivamente, quando la preda si posa sulla pianta, scattano i meccanismi che portano al suo intrappolamento e quindi che le impediscono di fuggire. Alcuni esempi di sistemi cattura sono:
- Trappole a scatto – che presentano foglie in grado di chiudersi come una tagliola nel momento in cui percepiscono la presenza di una preda
- Trappole adesive – rilasciano una sostanza appiccicosa che si attacca al corpo dell’insetto impedendone la fuga
- Trappole a nassa – sono piante che, tramite l’azione di particolari peli ad azione meccanica, trascinano la preda all’interno dell’area digestiva
Digestione delle piante carnivore
Una specie carnivora assimila la preda sfruttando l’azione di enzimi come fosfatasi, proteasi e ribonuclasi, contenuti all’interno di specifiche sostanze digestive. La pianta Sarracenia, ad esempio, possiede sia enzimi propri che enzimi prodotti da batteri presenti all’interno del suo apparato digerente.
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Come prendersi cura di una pianta carnivora?
Uno degli errori più frequenti, commessi da chi possiede una specie carnivora, è quello di darle “da mangiare” in modo forzato. Questo genere di piante, infatti, si occupano da sole di procurarsi il cibo e non hanno bisogno di mangiare più volte durante il giorno. Possono passare anche lunghi periodi senza catturare degli insetti, poiché magari le sostanze nutritive presenti nel terreno danno loro tutto ciò di cui hanno bisogno in quello specifico momento.
Pur essendo molto diverse tra loro, le varie tipologie di piante carnivore preferiscono le acque piovane e non quelle ricche di sostanze minerali, questo perché di norma crescono in terreni poveri di azoto, aridi e acidi, con pH compresi tra 3 e 5. Il consiglio è quello di utilizzare per l’irrigazione l’acqua distillata o quella ricavata dai climatizzatori.
In merito alle temperature e alla luce non si possono dare valori che vadano bene per tutte le specie, poiché ognuna cresce in un determinato habitat, che presenta specifiche caratteristiche. La pianta carnivora Nepente, ad esempio, predilige ambienti ben al riparo dalla luce del sole diretta.
Dove posso trovare una pianta carnivora?
Il consiglio è quando si necessita di acquistare una pianta carnivora è quello di puntare sempre su professionisti del settore, che sappiano dare anche consigli in merito alla tipologia di terreno e all’ambiente più adatto alla sua crescita. Per ogni pianta carnivora prezzo e cura variano. Vediamo alcuni cenni sulle tipologie di piante carnivore più comuni.
Pianta carnivora Dionea
Originaria dell’America del nord, è una pianta semplice da coltivare e nota per la particolare forma delle sue “strutture trappola”. Si presenta come una pianta erbacea con foglie solitamente verticali, alla cui sommità è posizionato l’apparato di cattura della preda. Le pagine fogliari sono disposte l’una dinanzi all’altra e sono munite di piccoli dentini lungo tutto il bordo libero, mentre dalla parte opposta sono unite come una sorta di pinza. La chiusura della trappola avviene per mezzo di speciali peli “sensore”, che avvertono la presenza di una preda e la bloccano. Successivamente viene avviata la digestione delle parti molli dell’insetto, mentre esoscheletro ed eventuali altre porzioni “dure” non vengono assimilate dalla pianta.
La Dionea, detta anche pianta carnivora Venere acchiappamosche, deve essere coltivata utilizzando un terreno umido e tenuta in una posizione che sia investita dalla luce solare, preferibilmente diretta, mentre è preferibile proteggerla dalle correnti d’aria.
Pianta carnivora Sarracenia
La Sarracenia è semplice da coltivare, che sia in piena terra o all’interno di un comune vaso, ed è originaria del Sud America. Si tratta di una specie perenne carnivora di tipo erbaceo e appartiene alla famiglia denominata Sarraceniaceae. Le sue foglie formano speciali organi tubulari disponendosi in rosette e mostrano un colore verde luminoso, associato alla presenza di nervature rosse. Tali organi sono chiamati “ascidi” e mostrano delle particolari ghiandole che producono un nettare in grado di attirare gli insetti. Questi ultimi rimangono intrappolati e poi digeriti da specifici enzimi secreti dal fondo delle foglie.
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